Incidente contro guard rail chi paga?!

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I guard-rail,  sono le tipiche barriere metalliche poste ai lati della carreggiata, sono dei veri e propri sbarramenti di ritenuta passiva il cui scopo è bloccare le automobili e gli altri veicoli all’interno della strada. Tali misure di protezione vengono installate proprio al fine di ridurre gli effetti degli incidenti stradali in caso di sbandamento e migliorare la sicurezza delle strade. Appare ovvio che la collocazione del guard-rail determini un contenimento delle automobili a vantaggio di coloro i quali si trovano all’interno. Per tale ragione, tali misure di protezione devono essere periodicamente verificate dagli enti che gestiscono le strade come l’Anas, la Provincia o il Comune e devono costituire oggetto di manutenzione affinché possano assolvere efficacemente alla loro funzione. Ma pensiamo ad un caso concreto. Oltre all’ipotesi in cui l’incidente stradale coinvolga due o più automobili, di particolare interesse risulta il caso dell’automobilista che sbandi da solo e urti le tipiche barriere metalliche di protezione ai lati della carreggiata. La domanda viene da sé. In caso di incidente contro guard rail: chi paga?

Chi è responsabile della manutenzione?

Come già accennato sopra, l’ente proprietario o gestaore della strada (Anas, Provincia, Comune, ecc.) è responsabile della manutenzione sia del fondo stradale sia dei guard-rail sia di tutti i muretti e comunque di tutte le altre pertinenze della carreggiata  In linea di massima possiamo affermare che l’ente proprietario di una strada aperta al pubblico transito si presume responsabile dei sinistri che siano dipesi direttamente ed indirettamente dalle situazioni di pericolo determinate dalla strada e dalle strutture ad essa legate come muretti, pali, guard rail, ecc..

Nel caso in cui si verifichi un incidente stradale, viene esclusa la responsabilità dell’Anas o di chi gestisce quella strada solo nel caso in cui la causa non dipenda direttamente dal fondo stradale, dai guard rail e da tutto quanto riguarda la strada e la sua manutenzione. In tali casi, infatti, si presume che l’incidente, sia stato comunque causato da eventi imprevedibili che abbiano determinato una alterazione dello stato dei luoghi non tempestivamente segnalabile ed eliminabile, come ad esempio una forte scossa di terremoto da cui deriva una lacerazione della strada. Se immediatamente dopo la scossa si verifica un incidente su quella strada, la responsabilità non è dell’Anas che non ha avuto nemmeno il tempo materiale di inviare gli operai per segnalare il pericolo.

L’Anas può chiedere un risarcimento all’automobilista?

Quest’ultimo caso, qualche anno fa, è stato oggetto di polemiche in qualche parte d’Italia a seguito di una richiesta -del tutto legittima ma da qualcuno ritenuta insolita- di risarcimento danni avanzata questa volta dall’Anas gestore della strada. In un articolo di un quotidiano del 2010 sono state raccolte diverse testimonianze di richieste di pagamento per il ripristino dello stato dei luoghi a carico degli automobilisti che avevano danneggiato la strada. E tali richieste non dovrebbero, poi, essere così sorprendenti.

Un caso emblematico è quello di un cittadino alla guida della sua automobile il quale, dopo essere sbandato ha danneggiato diverse decine di metri di guard-rail. Sulla base di ciò l’Anas gli ha avanzato una richiesta di risarcimento di qualche migliaio di euro. In questi casi, in linea di massima, ma talvolta anche a seconda della propria RCA, è la compagnia di assicurazione che copre tali danni. Talvolta, nei contratti stipulati con le Assicurazioni per la copertura dei danni derivanti dalla circolazione vengono inserite delle clausole che limitano o escludono totalmente la copertura assicurativa in presenza di determinate condizioni.

Caso tipico è quello dei danni derivanti dalla circolazione per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Addirittura in alcuni contratti la Compagnia di Assicurazione può decidere di inserire anche una clausola per l’applicazione del diritto di rivalsa nei confronti dell’assicurato responsabile dell’evento dannoso perché appunto si trovava in determinate condizioni psico-fisiche. Solitamente è possibile evitare l’inserimento di queste clausole attraverso il pagamento di un premio superiore.

Altro caso è quello dei danni derivanti da un sinistro determinato dalla collisione tra due veicoli. In tale ipotesi non trova applicazione l’indennizzo diretto in quanto quest’ultimo è limitato ai danni alle cose trasportate appartenenti al conducente e/o al proprietario del veicolo. Il risarcimento diretto -che prevede l’avanzamento della richiesta risarcitoria alla propria Compagnia di Assicurazione- pertanto, non si applica se a causa del sinistro vengono danneggiati beni diversi come appunto il guard rail e, a mio avviso, non si applica nemmeno nel caso in cui non vi sia la collisione di due veicoli in quanto non ricorre uno dei presupposti richiesti dalla legge .

In caso di insidia, su chi grava l’onere del risarcimento dei danni?

La Corte di Cassazione è stata chiamata numerose volte a pronunciarsi sulla responsabilità da custodia in capo al gestore. Ebbene, l’orientamento appare granitico. La Suprema Corte, infatti, sostiene che l’ente che gestisce la strada, l’Anas ad esempio, oltre ad avere l’obbligo di manutenzione, deve anche fare tutto il possibile per scongiurare insidie o pericoli per l’automobilista. Non basta, quindi, provare di aver provveduto alla manutenzione necessaria per scongiurare il risarcimento danni.

In particolare, la Corte di Cassazione in una recente pronuncia, ha chiarito che la funzione intrinseca del guard-rail è quella di evitare la fuoriuscita della macchina in caso di sbandamento e di proteggere le persone nel caso in cui vengano sbalzate fuori dall’automobile. Per tale ragione, il guard-rail deve essere oggetto di manutenzione sia per svolgere la sua funzione di contenimento, sia per evitare che costituisca esso stesso un pericolo per le persone. Nel caso appena citato, sottoposto al giudizio della Cassazione, un automobilista, sbalzato fuori dall’auto a seguito di un incidente stradale, si era visto tranciare un braccio dal guard-rail divelto.

Dunque, a prescindere dal fatto che un conducente sbandi e urti un guard-rail a seguito di una manovra improvvida, l’ente proprietario o gestore è sempre responsabile in quanto su di esso gravano gli interventi di manutenzione e il ripristino delle condizioni di sicurezza secondo gli standard richiesti dalla legge.

Cosa fare a seguito di un incidente contro un guard rail?

A seguito di un incidente stradale è buona norma di comportamento fermarsi e mettersi in sicurezza, dopodiché bisogna posizionare il segnale triangolare di pericolo per segnalare appunto la presenza del veicolo agli altri automobilisti. L’intervento delle forze dell’ordine potrà essere richiesto anche dal soggetto direttamente coinvolto nel sinistro. La polizia, o coloro che intervengono a seconda della competenza su quella strada, redigerà un verbale di quanto accaduto anche a seguito di rilievi e misurazioni eseguiti sulla carreggiata ed eventuali dichiarazioni raccolte dai presenti. L’automobilista coinvolto dovrà, poi, se ricorrono i presupposti, intraprendere la procedura per la richiesta di risarcimento danni come abbiamo visto meglio sopra.

Se la responsabilità fosse sia dell’Anas che dell’automobilista?

L’Anas, in qualità di custode e gestore della strada, come abbiamo visto sopra, si presume che sia responsabile per i danni provocati da un guard rail. Tuttavia, in alcuni casi, può esserci una responsabilità anche in capo all’automobilista. Pertanto, si realizza un concorso di colpa. In tali casi il danno deve essere sopportato dal suo autore con una consequenziale riduzione della responsabilità dell’ente gestore o proprietario (nel nostro caso) ed in proporzione alla gravità della colpa e alle conseguenze che da questo sono derivate. Ciò che deve essere valutato è la effettiva incidenza che il fatto commesso ha avuto sull’incidente e quindi la negligenza del conducente nella produzione dell’evento dannoso.

Il principio di diritto che si può affermare, anche alla luce delle diverse pronunce della Corte di Cassazione, è che la responsabilità per i danni provocati da una cosa in custodia è determinata dalla relazione tra il custode e la cosa dannosa. Per tale ragione, l’automobilista che voglia ottenere il risarcimento del danno deve provare che il danno subito sia difeso dalla cosa oggetto di custodia (ad esempio il guard rail divelto o difettoso), mentre l’Anas per liberarsi da tale responsabilità deve dimostrare che l’evento si è verificato per l’esistenza di un caso fortuito e quindi di un fattore e/o evento imprevedibile ed estraneo alla sua azione.

Se la responsabilità fosse solo dell’automobilista?

Di particolare interesse risulta quest’ultimo aspetto. Fin qui, infatti, ci siamo occupati soltanto del caso in cui, a seguito di un incidente stradale, l’Anas venga chiamata a risarcire i danni alle cose ed alle persone provocati dalla scarsa o nulla manutenzione della strada ad esso affidata. Ed abbiamo fatto cenno anche al caso di insidia. Come abbiamo avuto modo di vedere, l’ente proprietario o gestore è quasi sempre responsabile. E grande attenzione ricade su di esso rispetto alla costante manutenzione delle strada e di tutte le relative pertinenze.

Tuttavia, può accadere che, a seguito di una improvvida manovra, l’automobilista esca di strada e vada ad urtare contro un guard-rail. E, proprio grazie alla funzione di protezione e di contenimento di questo, esca illeso dall’incidente. In tali casi l’Anas non dovrà risarcire alcun danno. E, anzi c’automobilista potrà essere sanzionato in base a quanto disposto dalla legge. Circa due anni fa la Corte di Cassazione è stata chiamata ad esprimersi sul caso di un motociclista che, a seguito di sbandamento, era finito rovinosamente a terra e contro il guard-rail. La Suprema Corte ha chiarito che se l’incidente è provocato esclusivamente ed autonomamente dall’automobilista, com’è ovvio, non vi può essere alcuna responsabilità in capo all’Anas. Nel caso citato, un motociclista aveva perso il controllo della moto e successivamente aveva urtato contro un guard-rail. La perdita di controllo del mezzo prescindeva, dunque, dall’urto successivo.

 

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